Le caratteristiche del casco integrale per la moto da strada

A cosa prestare attenzione e quali aspetti da valutare nell’acquisto di un nuovo casco da moto.

È giunta l’ora di acquistare un nuovo casco, il compagno più fidato ogni volta che saliamo in moto. Volenti o nolenti, per quanto ci possiamo essere affezionati, è buona norma sostituirlo periodicamente. Nessuno ci costringe a buttarlo, possiamo sempre riporlo in bella vista su quello scaffale in garage, a sorvegliare la situazione.
Secondo i maggiori produttori, la sostituzione del casco è doverosa con una cadenza di circa cinque anni, variabile in base all’intensità dell’uso che ne abbiamo fatto. I caschi invecchiano: i materiali si deteriorano e un casco vecchio di 10 anni, anche se apparentemente perfetto, non ha più la capacità protettiva di un tempo.
Casco nuovo, dicevamo. Qui vogliamo parlare dell’integrale, la tipologia di casco da moto più protettiva sul mercato. Pensiamo all’integrale e subito pensiamo alla guida in pista e ai caschi dei piloti. In effetti, i modelli sportivi sono il pinnacolo dell’industria dei caschi, quelli che racchiudono in sé il massimo della tecnologia disponibile per raggiungere il perfetto equilibrio tra protezione e performance.
Già, perché guidando a trecento all’ora non conta solo la sicurezza, ma anche, ad esempio, la capacità del casco di penetrare l’aria. È in quest’ottica che, nell’ultimo decennio, sempre più marchi hanno iniziato ad applicare ai propri caschi top di gamma appendici aerodinamiche di vario tipo, come spoiler sul retro della calotta per migliorare l’integrazione con la gobba e diminuire le turbolenze sui rettilinei.

I materiali dei caschi da moto

I caschi di questo tipo presentano sempre una calotta composta da sola fibra di carbonio oppure da un mix di fibre, fibra di carbonio, fibra di vetro, fibra aramidica, materiali che raggiungono i più alti livelli di solidità e di leggerezza. In particolare, la fibra di carbonio vanta un’eccellente resistenza meccanica, la capacità di resistere a diversi tipi di sollecitazioni senza rompersi. Ciò va di pari passo con la possibilità di ottenere la suddetta resistenza con spessori molto ridotti, per contenere al massimo il peso.
L’altra fibra ampiamente utilizzata sui caschi di alta gamma è la fibra aramidica. Questa presenta ottime doti di resistenza alla trazione e alla rottura. È anche molto elastica, viene quindi impiegata, mescolata ad esempio alla fibra di carbonio, per donare il giusto grado di elasticità ad una calotta.
Scendendo nella gamma si passa poi ai caschi in resina termoplastica, nota anche come ABS o policarbonato. I modelli realizzati con questo materiale non sono necessariamente meno sicuri: possono infatti offrire alti livelli di protezione, ma per farlo sono necessarie calotte dallo spessore maggiore, quindi con un importante aggravio di peso.
Il vero punto di forza dei caschi in termoplastica è la semplicità di produzione: la calotta prende forma per iniezione della resina liquida all’interno di stampi che presentano già la forma del prodotto finito.
Questa semplicità, assieme all’economicità del materiale di partenza, offre il vantaggio di un costo finale nettamente inferiore. Può quindi essere una valida scelta per chi dal proprio casco non abbia pretese di leggerezza e performance da gara o per chi si stia avvicinando al mondo delle moto e non voglia da subito spendere uno stipendio solo per l’abbigliamento.

Il sistema di chiusura dei caschi

I caschi da moto presentano due diversi tipi di chiusura. La più sicura è quella a doppia D, con un doppio anello in metallo attraverso cui far passare il cinturino; è la più diffusa sui caschi sportivi di medio-alta gamma.
I caschi più economici e i modulari, in questo casco per necessità di praticità, sono invece solitamente equipaggiati con la chiusura micrometrica, una sorta di fibbia a scorrimento molto rapida da aprire e chiudere anche con indosso dei guanti imbottiti.

Gli interni dei caschi da moto

Discorso valido non solo per gli integrali è che gli interni del casco dovrebbero essere sempre removibili e lavabili. Dentro al casco si suda, soprattutto in estate, non è quindi necessario spiegare il perché sia buona norma dargli una rinfrescata periodica.
Ma la possibilità di rimuovere gli interni diventa utile anche per un’altra ragione. Sostituendo i guanciali o altre parti dell’imbottitura con analoghe parti di diverso spessore è possibile personalizzare la calzata del casco, cucendoselo addosso per il massimo comfort.

L’importanza della ventilazione

Ultima ma non per importanza è la presenza di prese d’aria regolabili. Come già detto, dentro al casco si suda, è quindi fondamentale un ricambio d’aria. Le aperture frontali servono a permettere l’ingresso di aria fresca, mentre quelle posteriori servono ad estrarre l’aria calda e umida che si forma a contatto con la nostra testa. Ci sono poi quelle sulla mentoniera che solitamente puntano in zona visiera, per diminuire il rischio che questa si appanni. È bene che tutte queste prese d’aria, soprattutto quelle anteriori, si possano chiudere in caso di pioggia, in modo da evitare l’ingresso dell’acqua.
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